Moglie e figlia di un defunto si contendono l’anello nuziale che l’uomo portava al dito in punto di morte.
La moglie ne rivendica la proprietà in quanto bene non rientrante nel patrimonio ereditario, mentre la figlia, che ne ha il possesso, sostiene che l’anello le sia stato consegnato dalla moglie del padre in ricordo del genitore.
Il Tribunale di Torino, con la sentenza del 31 gennaio 2022, precisa che la fede nuziale, nel momento in cui c’è lo scambio degli anelli, entra nella sfera patrimoniale di chi la riceve, per cui, al momento della morte entra nell’asse ereditario da dividere tra gli eredi.
La moglie, chiedendo la restituzione della fede, ha attuato un’azione di rivendica, che richiede la prova di un valido titolo di proprietà in grado di provarne la titolarità. Prova che, però, non è stata fornita.
In conclusione, dato che la fede entra nel patrimonio del coniuge che la indossa, la moglie avrebbe dovuto esperire piuttosto un’azione di petizione ereditaria, tanto più che tra le due donne è in corso un giudizio finalizzato alla corretta interpretazione della volontà testamentaria del de cuius.
Il Tribunale di Torino, quindi, rigetta la domanda di rivendica e quella risarcitoria avanzata dalla moglie.