Può costare caro un “vaffa...” pubblicato su facebook.
Il Tribunale di Roma, infatti, nella recente sentenza n. 2875/2020, ha condannato al risarcimento dei danni l’autore di un post, che rispondendo alle critiche mosse da un altro utente al Presidente Mattarella, rispondeva “ma vaffa...”.
Secondo il Tribunale, mentre l’autore del post sul Presidente della Repubblica ha esercitato un legittimo diritto di critica, l’utilizzatore dell'espressione volgare e ingiuriosa "ma vaffa …." ha superato, anche se di poco, il limite del diritto della libera manifestazione del pensiero.
Il Tribunale chiarisce innanzitutto che occorre bilanciare il diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero, esercitato da entrambe le parti, con i diritti all'onore e alla reputazione, meritevoli anch'essi di tutela costituzionale.
Esaminando il post di critica al Presidente Mattarella, il Tribunale ha rilevato che il linguaggio, pur esprimendo disistima e disprezzo, a volte anche marcatamente, non risulta mai volgare, violento e tale da istigare alla violenza.
La reazione invece dell’autore del post di replica è stata giudicata eccessiva, in quanto ha utilizzato un’espressione volgare che, per quanto sdoganata da un utilizzo diffuso, conserva una valenza obiettivamente denigratoria.
Da qui, il riconoscimento di un disagio che si ritiene correttamente ristorato con la somma di 2000 euro.